Hi.No. Historical Novels "L'uomo che non poteva morire" di Timothy Findley

4 febbraio, 2020

"L'uomo che non poteva morire" di Timothy Findley

"Tutti i pensieri e le esperienze del mondo” sussurrò, “sono state incise e fuse qui… 
L’animalismo della Grecia, la lussuria di Roma, il misticismo del Medioevo, il ritorno degli ideali pagani, i peccati dei Medici e dei Borgia… Io sono più antico delle montagne oltre queste finestre e, come il vampiro che disprezzo, ho vissuto molte vite, dottor Jung. Chissà, come Leda avrei potuto essere la madre di Elena, o, come Anna, la madre di Maria. Una volta fui Orione, che perse la vita e la riguadagnò. Fui anche un pastore storpio, soggiogato da Santa Teresa d’Avila, uno stalliere irlandese e un mastro vetraio a Chartres. Ero sugli spalti di Troia e fui testimone della morte di Ettore. Vidi la prima rappresentazione dell’Amleto e l’ultima recita dell’attore Molière. Fui amico di Oscar Wilde e nemico di Leonardo… Sono sia maschio che femmina. Sono senza età, e non ho accesso alla morte

Pilgrim, un uomo inglese di mezza età, è rinchiuso alla clinica psichiatrica Burghölzli di Zurigo dopo aver tentato – per l’ennesima volta – il suicidio.
Fin qui niente di strano, se non fosse che il tentativo in realtà era andato perfettamente a buon fine: Pilgrim si era impiccato a un albero del suo giardino ed era morto. Il decesso, constatato da ben due medici, era però durato solo alcune ore. Dopo di che l’uomo era tornato apparentemente in vita.

Portato a Zurigo da un’amica, l’enigmatica Lady Sybli Quartermaine, affinchè i medici gli facciano tornare la voglia di vivere Pilgrim si sente di fatto prigioniero e, dopo un primo periodo di mutismo, si apre – certo non in maniera amichevole – al medico che lo ha preso in cura: Carl Gustav Jung.

Siamo nel 1912: nell’autunno di quello stesso anno si consuma la rottura definitiva di Jung con Freud, già nell’aria da un po’, con il pubblico disconoscimento, durante un ciclo di conferenze negli USA, della teoria della libido freudiana da parte del medico svizzero. Jung è affascinato da Pilgrim e fa di tutto per “rubarlo” al collega cui era stato inizialmente affidato; non crede ovviamente alle spiegazioni inverosimili fornite dal suo misterioso paziente ma non può fare a meno, man mano che i pezzi del puzzle emergono, di interrogarsi sul senso delle affermazioni di Pilgrim.

Il libro, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2001 e uscito successivamente nel 2010, è una delle ultime opere (1999) dello scrittore canadese Timothy Findley (1930-2002).
La narrazione porta continuamente il lettore a dubitare e poi a credere alla storia raccontata dal paziente di Jung. Al di là del giudizio finale, che rimane molto soggettivo (Pilgrim era un pazzo o davvero è sempre esistito?), è interessante il mondo di possibilità che la storia offre.
Il racconto procede in modo a tratti quasi onirico: la – a quanto pare – lunghissima vita di Pilgrim influenza quella di chiunque venga in contatto con lui, spingendolo a pensare.
Pensare. Questa forse è la parola chiave del romanzo. Laddove tutte le certezze acquisite vengono irrimediabilmente messe in discussione, non ci sono più punti fermi. Il nostro intero sistema di riferimento è crollato e iniziamo a dubitare della possibilità di scovare dei saldi punti di ancoraggio che ci permettano di fondare e articolare le nostre credenze. Il desiderio di morte che spinge Pilgrim a ripetuti tentativi di suicidio, non appare più, alla fine dei conti, come esecrabile ma come un’aspirazione coerente e liberatoria.
I fatti di fantasia si alternano a reali vicende, soprattutto per quanto concerne il personaggio di Jung. Come l’autore stesso ci informa, gran parte dei fatti della sua vita narrati nel romanzo sono veri e documentati, compresi i sogni premonitori riguardanti l’imminente guerra negli anni precedenti al 1914.

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CONSIGLIATO SE:
• Ami i romanzi psicologici
• Ti intriga il mistero
• Sei appassionato del periodo della Belle Époque
• Ti interessa la figura di Carl Gustav Jung

SCONSIGLIATO SE:
• Non ami le letture troppo introspettive
• Preferisci le storie d’azione